Turismo responsabile in Africa: l’esempio della Tanzania
Nell’ultimo decennio del secolo scorso si è andato sviluppando un nuovo trend in tema di turismo, quello dei viaggi responsabili e sostenibili. Si tratta di un modo diverso di affrontare le vacanze, alla ricerca di un maggiore beneficio alla comunità locale e all’ambiente.
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), un viaggio sostenibile dovrebbe avere queste tre caratteristiche:
- Deve utilizzare in maniera ottimale le risorse ambientali che costituiscono un elemento chiave dello sviluppo del turismo, partecipando alla conservazione dell’ambiente e della biodiversità.
- Deve rispettare l’autenticità socio-culturale delle comunità locali, conservare le loro tradizioni e valori e contribuire allo scambio inter-culturale.
- Deve essere sostenibile nel lungo periodo dal punto di vista economico, fornendo benefici equi a tutti coloro che sono coinvolti, incluso un impiego stabile e opportunità di guadagno alle comunità locali, contribuendo a combattere la povertà.
Il turismo quindi non deve essere solo sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche per l’economia locale, nel rispetto di cultura e tradizioni di chi vive nella zona.
L’Africa, terra di conquista e di sfruttamento da secoli, si è aperta da poco ai visitatori e certamente corre il rischio di uno sviluppo turistico ben poco sostenibile. Anzi, si può dire con certezza che alcune destinazioni che hanno iniziato ad accogliere viaggiatori in anticipo rispetto al resto del continente non hanno necessariamente seguito le indicazioni dell’OMT. Ne sono esempio alcuni paesi mediterranei come l’Egitto o la Tunisia, in alcuni casi pessimi esempi di turismo sostenibile in Africa.
Il discorso è fortunatamente diverso per altri paesi africani, come per esempio la Tanzania. È un paese meraviglioso, stabile e dove è facile viaggiare, un tris di condizioni che attira viaggiatori da tutto il mondo. Vediamo ora qualche esempio di turismo responsabile in Tanzania.
Kilimangiaro
Il Kilimangiaro è forse l’attrazione turistica del paese dove l’aspetto della sostenibilità è più presente.
Da giugno 2019 la Tanzania si è unita ad altri paesi africani nel vietare i sacchetti di plastica, misura che ha ovviamente avuto l’effetto benefico dell’assenza di tali borse sul monte più alto d’Africa. Sfortunatamente c’è ancora molto da migliorare nella gestione dei rifiuti, si possono vedere ancora molti mucchietti sparsi di carta igienica durante la scalata del Kilimangiaro, soprattutto nel tratto più in alto.
La comunità locale beneficia molto del turismo portato da questo vulcano inattivo. Innanzitutto il numero di portatori e guide per ogni spedizione è di circa quattro per ogni escursionista. Dal 2003 è stato creato il Kilimanjaro Porters Assistance Project (KPAP), un’organizzazione no profit che ha lo scopo di assicurare un trattamento degno, sicuro, equo ed etico dei portatori. Ed è effettivamente riuscita a migliorare le loro condizioni lavorative. Un piccolo esempio? I portatori non possono portare più di 20 kg di bagaglio per ogni turista.
Il cicloturismo è per definizione un metodo sostenibile di viaggiare, almeno per quanto riguarda l’ambiente. E il recente sviluppo di numerosi percorsi da fare in bici nel Parco Nazionale del Kilimangiaro attira ancora più turisti intenzionati a esplorare il mondo senza nuocere all’ambiente.
Safari
Tutti i parchi della Tanzania sono protetti dalla TANAPA (Tanzania National Parks) che ha come scopo la salvaguardia degli ecosistemi del paese, tra i più vari e affascinanti dell’Africa. L’aspirazione finale è di creare una serie di centri di ecoturismo tra i più avanzati al mondo. Ogni attività umana è monitorata attentamente: le costruzioni devono rispettare il paesaggio e la gestione dei rifiuti è ben controllata. Le strutture di accoglienza sono sparse sul territorio per non avere troppi turisti intorno agli animali. Alcune zone del Serengeti sono addirittura off-limits per lasciare uno spazio di natura incontaminata.
La TANAPA cerca di coinvolgere la comunità locale, dando loro lavoro e responsabilità, soprattutto nella lotta contro i bracconieri. I villaggi sono anche invitati a sviluppare dei progetti che possano attirare i turisti che vogliono conoscere la loro cultura, per aumentare le entrate degli abitanti.
Zanzibar
L’arcipelago di Zanzibar ha visto uno sviluppo turistico molto prima di altre aree della Tanzania e quando il concetto di turismo responsabile non era ancora affermato. La situazione è ancora sotto controllo, ma in certe aree il turismo si è sviluppato in maniera meno controllata che, per esempio, nei grandi parchi della terraferma.
Oggigiorno gli abitanti del posto godono di una migliorata economia grazie alle attività ricettive dell’isola, ma sono meno coinvolti che in altri progetti.
Merita una menzione particolare il Chumbe Island Coral Park, un progetto che unisce sviluppo sostenibile e turismo. All’interno del parco si trovano solamente sette bungalow, costruiti con materiali e criteri che rispettano l’ambiente circostante. Invitando le scuole di Zanzibar a visitare l’isola, si vuole anche creare una coscienza collettiva dell’ambiente.
Conclusione
La coscienza della necessità di un turismo responsabile è quindi ben radicata nella mentalità della classe dirigente della Tanzania. La speranza è che funga da esempio per tutti i popoli dell’Africa che potrebbero trasformare questo modo di viaggiare in una opportunità senza precedenti.